27 gennaio 2025
QUALCHE RIGA PER COMINCIARE
Manuela Poggiato
La mostra su Picasso in corso a palazzo Reale a Milano è dedicata al pittore, ma non parla di lui. Ci racconta invece di un ragazzotto non ancora ventenne, piccolo, tarchiato, dallo sguardo intenso e gli occhi spalancati sul mondo, che dal profondo sud del suo paese natale, sbarca un giorno d’ottobre dei primi anni del ’900 nella capitale di un paese per lui straniero, una città con linee metropolitane, ampi viali, illuminazione moderna.
Non sa una parola della nuova lingua, non conosce nessuno, non ha un posto dove stare, ma è convinto di poterla conquistare quella metropoli che già ama. Non sarà così. Si accaserà per lungo tempo nelle sue zone più povere, in fabbricati vecchi e umidi edificati in fretta con materiali di scarto, torridi d’estate e gelidi d’inverno, con un unico punto di erogazione dell’acqua potabile per una trentina di abitazioni. Bidonville indecenti in cui la grande città ammassa gli immigrati e dove gli incendi sono all’ordine del giorno. È in compagnia di artisti, attori, circensi, forestieri e marginali come lui.
Poco tempo dopo il suo arrivo è già schedato dalla polizia, su di lui grava un «dossier per stranieri» in cui, in base a pettegolezzi e pregiudizi, è frettolosamente schedato come persona da tenere sotto controllo. D’altra parte quello è il clima: tensioni politiche, problemi economici e sociali che portano a prendere di mira lo straniero, «il pericoloso parassita» che avvelena, ci toglie il lavoro, abusa delle nostre donne, sradica le radici identitarie. Persona non gradita. Il ragazzotto non più ventenne è costretto per anni a presentarsi periodicamente alle autorità per il controllo delle impronte digitali perché sempre sorvegliato.
All’inizio trova lavoro, c’è carenza di manodopera, ma poco dopo lo perde per un’altra improvvisa crisi economica e una nuova ondata di xenofobia. Per anni farà domanda di naturalizzazione nel nuovo paese che gli sarà sempre rifiutata perché ancora «soggetto privo dei titoli e sospetto per la sicurezza nazionale». Il ragazzotto era Pablo Picasso, la metropoli moderna Parigi, l’anno il 1904. Più di cent’anni fa. Poco è cambiato. Questa storia mi rammenta le parole dette dal nostro presidente della repubblica Sergio Mattarella nel consueto discorso di fine anno agli Italiani a proposito del «patriottismo dei migranti»:
Quello di chi con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità.